Ubaldo Cillo

Ubaldo Cillo,

poeta, scomparso troppo presto, non sopportava il corso del mondo, non voleva rinunciare a una vita sognante, la sua parola, nella poesia e nella vita, sempre vera, mai convenzionale

hai scritto parole di amore, di rabbia e di sogno

con affetto

Genova, maggio 2012

 

 

Il suo unico amore

di Ubaldo Cillo

 

Fu così che morì silenziosamente

steso su una strada molto trafficata

coperto di stracci e ghiaccio

perché il suo unico amore era passato

e aveva finto di non vederlo

e perché lui nelle interminabili serate

trascorse al gioco degli sguardi

non aveva mai detto

le parole che lei aspettava

e il suo ginocchio nudo

fu solo qualche volta appena sfiorato

in alto

dietro le finestre illuminate

nelle stanze di festa

la favola dell’orgoglio

osserva seduta con le mani in grembo

le candele che si consumano

in piena notte

sull’orlo dell’orizzonte

si piegano sotto un vento fortissimo

le teste dei carovanieri

e gli sguardi delle nostre statue più fiere

 

Quanto chiasso che fanno i nostri baci

sembrano uno strisciare di passi sotto le finestre

in notti senza sonno

hanno il suono dell’ultimo respiro del mondo

a volte si aggrappano al sole del tramonto

bussano forte nel petto

scuotono i vetri delle finestre

si girano e rigirano nel letto

parlano e danno risposte nervose

e come odiano sfogliare e risfogliare

vecchi giornali che non saranno mai letti

sono una carovana di sogni bendati

che attraversa la città

vagano sognanti insieme a un figlio di maggio

con le mani in tasca

nascono di primo mattino e bruciano sulle labbra

per tutto il giorno.

 

 

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